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mercoledì 23 marzo 2016

Frozen - la colonna sonora


Come annunciato nel post precedente, Frozen ha portato sì tante persone allo sbadiglio facile e all’ira gratuita per i soldi del biglietto buttati nel cesso, ma una cosa buona l’ha fatta: la colonna sonora.
… No, non sto parlando di tutta la colonna ma della canzone ‘ufficiale’: Let it go.
E no, non quella in inglese ma una versione che a me ha intrippato non poco: è la versione mixata con tutte le cantanti dei diversi paesi in cui è stato trasmesso il film (ok, non tutte. C’è una versione extended a 42 lingue, rintracciabile sempre su youtube).
Sarà che a me piace ascoltare la musica di tutto il mondo e non mi accontento di quelle che le grandi major discografiche americane ci propinano, fatto sta che questa versione multietnica mi ha emozionato.
Oltretutto, ciliegina sulla torta, a cantarla sono delle gran tope professioniste mica da ridere.
Certo, a ben guardare:
-la tedesca sembra incazzata nera. Secondo me nel fuori-onda si è messa a mordere il microfono per sfogare la rabbia.
-la polacca ha la pettinatura di un yorkshire: si vede che credeva d’interpretare una canzone di Lilly il vagabondo.
-la serba si è confusa: credeva di dover recitare in un film sadomaso. La vedrei bene con frustino e abbigliamento tassativamente in lattice.
-la portoghese vince il premio come miglior interpretazione. Sembra così convinta di essere la protagonista che è quasi un peccato disilluderla. Anche perché l’unico modo che ha per ‘congelare’ un uomo è dirgli che lui è padre del bambino che lei ha in grembo.
-la belga c’ha preso gusto invece. L’ultimo suo sguardo sembra dire: ‘Mò vengo e faccio il culo a tutti’.
-le spagnole? Beh, io sono di parte. A me sentire una ragazza parlare in spagnolo fa sesso. Non so, si vede che in un’altra vita ero un Don Giovanni spagnolo… Peccato che la spagnola è vestita da scolaretta anni ’30 e la catalana da boscaiola.
-in compenso la giapponese la trovo incantevole (e la sua lingua sta proprio bene con questa canzone).
-e l’italiana? Mah, diciamo che l’erba del vicino è sempre più verde. Ma anche lei tutto sommato fa la sua porca figura, dai.
Infine, menzione speciale per l’ungherese. Fa venir voglia di mollare tutto e trasferirsi in Ungheria. L’avrei premiata come miglior cantante anche se fosse stata muta…

martedì 15 dicembre 2015

Modà – E non c’è mai una fine


Ora, io la vedo così: ci sono gruppi/cantanti che fanno musica che abbraccia svariati aspetti della vita (vedi Ligabue, Dj Ax, Negrita, Max Pezzali) e altri che puntano solo alle ragazzine di 13 anni alla loro prima cotta adolescenziale e alle donne cresciute a pane e principe azzurro sul cavallo bianco.
Questi ultimi si riconoscono subito: sfornano canzoni straripanti di frasi fatte, patetiche e scontate. Le loro canzoni, ascoltate con un minimo di lucidità e di mente critica, fanno sorgere il dubbio che le abbia scritte una bambina di otto anni come omaggio ai suoi idoli Justin Bieber e One Direction.
Dai, ammettiamolo: la rima cuore-amore te l’aspetti da una ragazzina delle elementari, non da artisti famosi e stra-pagati (vedi Ramazzotti, Antonacci e D’Alessio).
Comunque, non divaghiamo su altri artisti. Torniamo sui Modà.
Un ascoltatore ‘che cerca di andare oltre’, vorrebbe apprezzare delle canzoni profondi, impegnate, che vanno al di là dei cliché e luoghi comuni stra-abusati e stra-usati. E che la mielens-patetica storiella ‘ti amo tanto, dove sei?, soffro tanto, ti amerò per sempre, torna presto’ ha rotto il cazzo!!!
Ci potrebbe anche stare un’ennesima canzone d’amore, ma solo se offri un punto di vista nuovo, inedito, inaspettato. O al massimo mettici un testo poetico, di un certo spessore. Se invece scrivi una sfilza di banalità potrai sì fare allo stadio il pienone di ragazzine preadolescenti ma ciò non significa che hai scritto una bella canzone: solo che rispecchia il (basso) livello di coscienza di chi ti ascolta.
Che poi, mi stra-domando ogni volta (ma so già che nessun artista mi darà niente più che una risposta politicamente corretta, di circostanza): ma possibile che tutti ‘sti artisti parlano sempre e solo d’amore? Cioè, dalle loro canzoni sembrano delle donne mancate (avete presente, quelle che dicono ‘Faccio l’amore solo quando sono innamorata’?), sembra che siano la quint’essenza dall’amor cortese, della purezza d’animo, dell’uomo senza pisello.
Ora, oh voi cantanti, volete dirmi che se vi capita una modella nuda nel camerino e vi supplica di sculacciarla come se fosse una studentessa birichina, voi vi tirate indietro perché ‘O c’è amore o niente: piuttosto vado avanti a vita a pippe’?
Non è che magari, dico magari, siete invece come tutti gli altri uomini (sempre-ingrifati e pronti a saltar addosso a tutte le donne di media-alta buonezza) ma scrivete canzoni d’amore perché vendono di più di una che dice: ‘Oh ragazze ho fatto il cantante per trombare di più, con donne bone che me lo fanno tenere sempre su’ (ho fatto una rima… Sarò mica anch’io un cantante? Oh, adesso faccio una rima cuore-amore e aspetto le mie fan nel camerino)?.
Chiusa la parentesi-sfogo su questi cantanti tutti peace and much love.
Torniamo alla canzone.
Cosa ne penso, a parte il testo? Che il suo modo di cantare allungando le vocali è fastidioso, disturbante: mi ci è voluta molta forza di volontà per ascoltare l’intero pezzo. Poi ho preso la cassa e l’ho gettata fuori dalla finestra.
Peccato perché la musica non è male: a metterci un altro testo, un'altra voce, un altro tono (ok, cambiamo gruppo e facciamo prima) non mi sarebbe neppure dispiaciuta.
È che, ragazzi… Il testo fa proprio cagare. Che ve devo dì?

lunedì 19 ottobre 2015

Capodanno 2015 con Gigi D'alessio


Ora, chiariamo che io non sono contro Gigi D’Alessio (lo dimostra il fatto che alcune canzoni non mi dispiacciono neanche poi tanto) è il criterio con una rete nazionale mette lui e sua moglie (gnocca quanto vuoi ma non certo il non plus ultra della soubrette/spalla/conduttrice) a condurre lo show di Capodanno che mi lascia perplesso.
E ancor peggio mi turba accorgermi di come un duo del genere l’anno scorso ha fatto un botto di spettatori. Voglio dire, se l’han fatto loro, cosa diavolo hanno proposto come ‘valida’ alternativa le altre reti (probabilmente dei film dei Vanzina, una rassegna di documentari del dopoguerra in russo con sottotitoli in spagnolo, un concerto di nacchere, un coro di ultracentenari trasmesso dall’ospizio di Sannazzaro de Burgondi e una televendita di supposte per rinoceronti stitici).
Ma metteteci Luca e Paolo con la Littizzetto o i comici di Zelig o un Ligabue e un Vasco (certo, magari gliel’hanno anche proposto ma loro gli avranno anche riso in faccia:‘Dai, siamo seri, noi siamo veri artisti! E dopo il Capodanno cosa ci proponete di fare, l’Isola delle stelle cadute nell’oblio? Ché un’artista ha anche una sua dignità, eh’.
È come se proponessero alla Pausini di cantare il jingle della pubblicità degli assorbenti interni o a Umberto Eco di scrivere la sceneggiatura del prossimo cine-panettone o al Papa di benedire una coppia di gay che si sono tatuati sulla fronte ‘666’. Dai, siamo seri!!!
Tutto questo per dire cosa: che io come l’altro anno neppure per sbaglio capiterò sul Capodanno della famiglia D’Alessio e intanto temerò di sapere il share quant’è stato.

martedì 21 luglio 2015

Squallor – Fabri Fibra


Premetto che rap ne ascolto a iosa (come tanti altri generi, d’altronde), quindi di base mi piace, e anzi lo apprezzo più di altri generi.
Invidio la capacità dei rapper di giocare con le parole.
Però, sono anche uno che apprezza la musica orecchiabile e/o i testi impegnati ma con poesia di contorno. Diciamo che sono uno da rap melodico (si può dire? Esiste?).
Le solite canzoni cazzo-figa-canna-sonoricco-fottiti alla Club Dogo mi lasciano indifferente.
Ora, lasciando da parte le canzoni-poesie, restano quelle orecchiabili, in tile ‘Rap futuristico’.
È proprio per tal ragione che in lutto dichiaro che Squallor, dal mio punto di vista (ovvero di ascoltatore medio Sanremese pentito), non contiene né musica orecchiabile né testi profondi/poetici.
Diciamo che è un po’ un album alla Mondo Marcio (che brutta la vita, scopo ma troppo sbatti, fte le zoccole non fate le suore, città di merda, stronzo chi legge chi ascolta). E per tale motivo: bocciato.
Non che non ci siano rime interessanti e bravura in sottofondo.
Solo che non mi acchiappano. Non è il mio genere.
Senza contare che trovo una tensione, una negatività di base che a me sta stretta. Ok che tutto è uno schifo… Ma stai sereno! Che sarà pure uno schifo, ma se canti in mezzo a migliaia di persone, i fans ti adorano, giri l’Italia a fare concerti, guadagni un bel po’ di soldi e smaiali con le tue fans, forse poi tanto di merda non è la tua vita, no? Sii positivo, dai, che mica lavori in miniera 18 ore al giorno per uno stipendio da fame! Quelli sì che ne avrebbe da scrivere di canzoni strappalacrime!
Peccato perché in passato qualche sua canzone l’avevo anche salvata dall’oblio di quelle eliminate al primo ascolto dalla mia memoria.
Ma in questo album non ne ho salvato nessuna.
Continuerò ad ascoltarlo, perché la speranza è l’ultima a morire, ma le mie aspettative calano vertiginosamente.
Adesso però basta, che devo andare a lavorare in miniera… J

domenica 28 giugno 2015

Perfetto – Eros Ramazzotti


Agghiacciante.
Imbarazzante.
Palesemente commerciale nei testi.
Di primo acchito questi sono gli aggettivi che mi sono venuti in mente ascoltando l’ultimo album di Ramazzotti.
E non sto parlando della musica in sé, dato che tutto sommato è orecchiabile (non per niente la versione spagnola è piacevole da ascoltare, dato che non si capiscono i testi). Sto parlando delle parole e delle rime.
Va bene, siamo in una nazione di (finti)sempre-innamorati che si rispecchiano nelle canzoni che trattano l’ammmmmmore con la A a caratteri cubitali. E va anche bene che se vuoi conquistare la fetta di pubblico femminile che è tutto un pucci-pucci-amore-amore, quella stessa fetta che guarda Twilight o Hunger Game e li considera dei capolavori (vi rendete conto????), tu cantante devi per forza buttarci dentro qualche canzone d’amore.
MA, CAZZO, la prego Sign. Egregio Illustrissimo multimiliardario sono-innamorato-solo-io-24-ore-su-24 Eros, se proprio vuole scrivere dei testi, almeno li faccia originali, fuori dagli schemi, che trattino l’amore da una prospettiva diversa, originale, spiazzante, portata all’estremo. Non mi faccia le solite frasi originalità-sotto-zero richiamando concetti quali ‘Sei lontana e mi brucia la distanza quanto quella volta che ho ricevuto un Dildo nell’ano’ o ‘Quando sei accanto a me sono felice assai e il mio cuore batte peggio di una prostituta Thailandese’. E basta con queste rime ‘te-me’, ‘noi-voi’ ma specialmente l’odiosissima, stra-usata-bistrattata rima ‘Cuore-amore’, che poi uno ha l’impressione che lei i testi li ha fatti comporre a delle bambine di prima elementare nell’intervallo tra le scritte ‘Amo quel figo dei One direction’ e i cuoricini di mille colori sulla pagina del diario. E se non ha voglia di scrivere i testi, va bene: capisco che ormai ha una certa età e il suo pilota automatico (spilla quattrini ai babbiminchia e alle ragazzewl’amore) lo porta a sfornare dischi e concerti anche se ha solo voglia di vivere su un’isola deserta con la sua moglie ventenne. Ci sta. Ma se proprio non ha voglia di comporre, commissioni i testi a qualcuno che ha più energia ed inventiva di lei! Con tutti i soldi che ha non riesce a trovare uno che scriva qualcosa di migliore dei tuoi? Dai, glielo faccio conoscere io: è un bambino di 5 anni che non ha ancora iniziato a scrivere ma fa dei bei ragionamenti! Certo, ogni tanto ci mette anche in mezzo i Teletubbies e Peppa Pig, ma vuole mettere che testi originali ci vengono fuori?

Che poi non è che per partito preso penso che Ramazzotti faccia canzoni di merda (considero tutto sommato delle gran belle canzoni ‘Favola’, ‘L’aurora’ e ‘Dove c’è musica’). È che proprio fa di tutto per farmi dire ‘Ecco un’ennesima cagata di album’. Manco ci prova a farmi cambiare idea, a farmi vacillare.
Poi ripeto, c’è chi si accontenta delle solite canzoncine che fanno rievocare la cotterella per il belloccio di turno avuto alle elementari. Ok, ci sta. Ma da uomo quasi quarantenne mi aspetto qualcosa di più da un cantante di fama mondiale che si può permettere decine di collaborazione artistiche con conseguenti album di qualità superiore.
Dai cavoli, certi testi (riportati nelle vignette, che per la cronaca sono tratte dalle canzoni 2,3,4,8,9,11 e 12) sono veramente imbarazzanti. Voglio dire: se tu, ascoltatrice media, non sapessi che le ha scritte Eros, non ti verrebbe da pensare che sia stata una ragazzina di prima media che ha scritto poesiole d’amore mai consegnate al suo compagno di classe stiloso?
Eros, anche questa volta non ci siamo.
Guarda, ti do un’ultima possibilità per migliorare i tuoi testi: canta in russo, creolo giamaicano, vietnamita, arabo o in norreno. Fidati, così la qualità delle tue canzoni migliorerà.

Ps
Questo articolo è dedicato ad una ‘cattiva persona’.
Si è comprata il cd di Eros. E va pure al concerto.
Ma mi sta simpatica lo stesso.

lunedì 18 maggio 2015

Gigi D’Alessio: Ora



Ebbene sì, lo ammetto con un certo imbarazzo e vergogna: qualche canzone di questo album non mi è dispiaciuta affatto.
Certo, ci sono le solite canzoni melense sull’amore ‘quant’è bello se non è litigarello’, ma ormai lo si dà per scontato: siamo un popolo che adora la rima ‘cuore-amore’.
Però almeno le canzoni ‘Prima o poi’ e ‘Ora’ escono dai soliti scemi collaudati accalappia-fans-dei-one direction e cuoricini-dipendenti.
Per il resto, Giggggggi canta con la sua tipica inflessione da uomo poco incline ad un italiano senza cadenze dialettali. Ma ci sta: almeno ha quel qualcosa in più (o in meno????) che lo contraddistingue dalla massa di cantanti copia-incolla.
Eppure riesce ad essere tra i cantanti più presi per il culo dell’Italia. Anche perché, ammettiamolo: le gag più divertenti su internet sono contro questo cantante.
Ma se a tutti sta sulle palle, come ha fatto ad essere pagato per essere il matador di Capodanno? È forse una strategia studiata a tavolino per tenere alla larga gli extracomunitari?


Comunque, lo ammetto: di D’Alessio non sono un fan ma un ascoltatore occasionale. Perché in fondo è il classico cantante commerciale che usa l’amore per vendere più copie ( e qui apro una parentesi: ci avete fatto caso che tutti sti cantanti cantano sempre di ammmmmore con la A a lettere cubitali… Però chissà quali sono i loro scheletri nell’armadio? Magari a ben cercare si scopre che passano le serate a cambiare donne, a fare triangoli, quadrati ed esagoni, ad andare a pagamento e ad essere sodomizzati con un frustino rosa firmato Hello Kitty).
Ma sono anche quel genere di persona che ascolta di tutto, album dopo album, perché convinta che nella quantità qualcosa di buono posso sempre trovarlo, a prescindere dal genere e da chi la canta.
Quindi W Gigi D’Alessio, W i Modà, W la Pausini, W Violetta (… Emh, ok, sto cagando un po’ fuori dal vaso esagerando adesso).

domenica 12 aprile 2015

Club dogo – non siamo più quelli di Mi Fist


… Che poi sulla loro bravura non discuto mica, raga.
Per certe rime e certi giochi di parole, tanto di cappello. M’inchino alla loro stile ineccepibile, non c’è dubbio. E bella zio!
È che, aimè, parlano sempre delle stesse cose. Gira e rigira, è sempre un ‘quanto è duro emergere’, ‘siamo fighi e spacchiamo di brutto quindi cazzo vuoi’, ‘ho fatto la fame ma adesso sono pieno di soldi’, yo yo.
Che va bene, non sono i primi rapper che lo fanno (‘Mondo marcio’ c’ha fatto la carriera su questo disagio di rapper di periferia) e non saranno neppure gli ultimi. Capisci fratello?
È solo che… E che palle!!! 
Chiariamo: dico la stessa cosa per tutti coloro che cantano solo canzoni d’ammmmmmore (vedi gli Stadio o Antonacci). Però mi piacerebbe che un cantante diversifichi un po’ il suo repertorio. O che almeno ci metta un minimo di positività. Non ce n’è l’ombra. Ogni canzone è tutto un ‘che merda la vita, sono tutti stronzi, sai che culo che mi sono fatto per arrivare fino a qua’. Che può anche essere vero… Ma un po’ di ottimismo, per Dio Rapper!
Anche se, lo ammetto, ‘Fragile’ non mi dispiace. Forse di tutto l’album salverei questa. Per il resto… Mah, resto molto perplesso.
Certo, come tutte le cose possono piacere o meno. E qui non sto discutendo sulla loro bravura (che c’è, non lo metto in dubbio). Sto semplicemente parlando di empatia con i testi e i loro messaggi.
E li ascolterò ancora quando uscirà il loro prossimo album, non c’è dubbio. Anche solo in attesa di ascoltare un’altra canzone in stile ‘Brucia ancora’ (ma quanto spaccava?).

lunedì 23 marzo 2015

Fedez- pop-hoolistica


Ovviamente ho esagerato. Nel senso, Fedez riempirà gli stadi. Ed è meritato, secondo me.
Volevo solo sottolineare come certi artisti internazionali che hanno venduto milioni di copie dei loro album scrivano in fondo le classiche, patetiche, melense, ‘vinci facile’ canzoni d’ammmmmore, in cui due frasi banali riescono a conquistare milioni di persone. Quando poi ascolti dei testi veramente profondi e comprendi la genialità di certe rime, resti spiazzato da come l’Italia non è un paese meritocratico ma banalecratico.
Certo, un genere può piacere o meno, non c’è dubbio.
C’è chi piace il pop, chi il rap, chi il rock, chi la mazurca, chi la musica tirolese. C’è a chi piace ascoltare una canzone a suon di rutti e scoregge. Eh, ognuno c’ha i suoi gusti.
Mi turba però constatare come una canzone stracolpa di rime ‘cuore-amore’ raggiunga la vetta delle classifiche musicali mentre altre, più impegnate, vengano snobbate bellamente. Come se all’italiano medio interessi più la banalità alla profondità (che poi, basta vedere come vanno in giro le persone, tutte abiti firmati, iphone 6, lampadati, catenine d’oro e pettinature ‘alla tronista’ per non stupirsi poi molto di certi gusti musicali).
Che poi mica bisogna migliorarsi, andare oltre, quando tutti intorno a te sono ad un livello basso, no? Far parte del gregge è meglio che andare per conto proprio, no?
E allora si capiscono tante cose, dalle mode alle canzoni sanremesi, dall’apprezzare solo ciò che la radio ci propina 24 ore su 24 al postare su FB i selfie (che si sono sempre fatti, ma solo x’ gli hanno dato un nome ‘selfie’ e x’ è diventata una moda, allora tutti a farli e a condividerli, anche se tanti dovrebbero farsi dei selfie al culo, che è decisamente più espressivo e bello della faccia).
Comunque, sfogo anti-moda a parte, nel caso ve lo steste chiedendo le frasi che ho messo nella vignetta sono tratte da queste canzoni dell’ultimo album di Fedez: generazione boh, magnifico, l’amore eternit, l’hai voluto tu.
Invece quella di Ramazzotti è… Vabbè non ve lo dico neanche perché la conosciamo tutti, vero?
È una di quelle canzoni che ha traumatizzato una generazione intera.
E poi i nostri genitori si lamentano che siamo cresciuti male… Ma si rendono conto di cos’abbiamo subito? Tra Ramazzotti, Gigi D’Alessio e i Neri per caso, è già tanto che non siamo tutti andati fuori di melone!
Qualcuno c’è andato di brutto. E infatti adesso guida il paese in parlamento…

mercoledì 4 marzo 2015

Davide van de sfroos - Goga e Magoga


Difficile recensire la sua opera ‘Goga e Magoga’. Non per altro, ma canta un po’ in italiano e un po’ in comasco. Che è pure comprensibile per me che sono un quasi milanese, ma dà del filo da torcere a chi non è del Nord. Che poi parliamone, tanti cantanti dovrebbero seguire il suo esempio: cantare in qualche tipo di dialetto (anche austroungalico) in modo tale che le loro canzoni vengano apprezzate non dal testo, che potrebbe essere una gran cagata, ma solo dalla fonetica delle parole. Per intenderci, vuoi mettere una canzone di Ramazzotti o di Antonacci in cui non si capisce un’emerita cippa del testo ma lo si apprezza solo per la musica e quel farfugliare melodico?
È come quando ascolti un album americano con una musica che spacca e un testo che non capisci ma ci sono quelle due o tre parole che hanno un suono che ti piace e quindi ne aumentano il valore. Poi fai la cagata di cercare la traduzione su internet e… Oh, mio Dio che mix di puttanate sdolcinate! La musica continua ad essere bella ma appena l’associ al testo tradotto, cambi subito canale.
Ok, tutta questa intro per dire cosa? Che la musica di De Sfroos può piacere o non piacere ma comunque è orecchiale e diversa dalla solita pop/rock/rap/metal/ballataottocentesca.
I testi alternano italiano e dialetto. Chi lo capisce non si troverà strane sorprese. Anzi, butta lì tematiche che di solito un cantante commerciale non tratta neanche per sbaglio (sì, sto parlando ancora di Ramazzotti, idolo delle tredicenni alla prima cotta e donne che vorrebbero un amore da libro Harmony, e portavoce ufficiale dei testi vietati a chi ha un Q.I. superiore a quello di un bradipo in agonia).
Che voi capiate o meno i testi, resta comunque un ascolto diverso dal solito.
Domanda fatidica: si salva qualche canzone?
Sono gusti.
Diciamo che tra gli albi che ha realizzato, quella che mi piace di più è ‘la figlia del tenente’ (che potete ascoltare a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=vrSetkaaOQU ). Una musica stupenda e un testo fuori dall’ordinario.
Dell’ultimo album invece se ne sono salvate un paio (ma ovvio, sono solo gusti soggettivi).
Quindi ascoltate e poi vai di dibattito!

venerdì 27 febbraio 2015

Stadio - immagini del vostro amore


Lo so, è come sparare sulla croce rossa.
Lo so, se ascolto gli Stadio o Biagio Antonacci me la sto proprio cercando, non ci sono giustificazioni.
È che come si dice: ‘Bisogna toccare il fondo per poter risalire’.
Ok, adesso sono sul fondo da fin troppo. È ora di tornare a galla.
A parte gli scherzi: i miei sono giudizi di un adulto medio a cui le cose melense stanno strette come le mutande comprate nei negozi cinesi (che ti scrivono ‘M’ ma, quando li indossi, le tue palle chiedono pietà). Ciò non toglie che c’è chi gli piace (d’altronde c’è chi va matto per Twilight e Hunger Games… Ed è tutto dire).
Ma torniamo agli Stadio.
Analisi del disco…



Cazzo non ce la faccio, mi spiace. È contronatura ascoltare un album degli Stadio. Figuriamoci recensirlo!
Ok, dai, ci provo.
Album uscito nel 2013 che ho avuto l’onore (…) di ascoltarlo solo adesso perché ho preferito ascoltare prima musica di qualità non ho avuto tempo di farlo prima.
A parte i due inediti, questo album racchiude i migliori (minkia!) pezzi degli Stadio. E non stiamo parlando dei pezzi di ‘Generazione di fenomeni’, un album storico (colonna sonora anche de ‘I ragazzi del muretto’) ma le canzoni più ‘vietato l’ascolto ai ragazzi e alle maggiori di dodici anni’ del loro repertorio.
Basta leggere i titoli per capire a cosa si va incontro (glicemia a palla e istinti suicidi in aumento): tutto con te, immagini del nostro amore, la mia canzone per te, mi vuoi ancora, sorprendimi, le mie poesie per te.
Gli altri titoli possono ingannare… Ma no, parlano sempre e solo e continuamente (e che palle!) d’amore.
Le musiche sono accettabili… Per essere un gruppo italiano. Orecchiabili anche.
Ma sono i testi che fanno rotolare le palle giù da una rupe in caduta libera e senza paracadute d’emergenza.
Diciamo che sono quei testi banalotti e con delle rime che ti fanno desiderare di essere un extracomunitario che conosce solo la parola ‘ciao’ e ‘bunga bunga’.
A tutti noi italiani invece resta solo una cosa: bypassare l’album e tornare a rispolverare ‘generazione di fenomeni’, che ok è un cd vecchio e dal sound ancora ‘acerbo’, ma almeno i testi non sono un susseguirsi di pucci-pucci e di rime amore-cuore.

venerdì 13 febbraio 2015

festival di Sanremo



… Che poi a me non dispiace neppure Sanremo… La città.
Il festival non l’ho mai visto dal primo giorno all’ultimo. Mia mamma mi diceva: ‘Scegli, o Sanremo o salti la cena… E pure il pranzo’… Beh, vi basti sapere che ogni anno a febbraio per me c’era la settimana del digiuno. Se il festival fosse durato un mese sarei diventato un asceta, un illuminato, un buddha formato teenager.
Ascoltavo in compenso le cassette/cd. E devo ammettere che, tra tante (troppe) canzoni melense che mi facevano precipitare le palle fin nel centro della terra, qualche canzone si salvava ed era addirittura orecchiabile. E qualcuna addirittura bella (la classica mosca bianca). Per il resto, era un’accozzaglia di canzoncine patetiche zero-originali con tema l’ammmmore che piace tanto alle casalinghe frustrate e alle ragazzine alla loro prima cotta.
Senza contare che in questi anni la gara è più tra i post-Amici e i post-Xfactor che non tra cantanti professionisti e di comprovata esperienza. E quei pochi cantanti affermati che vi partecipano, i più sono scarti, stelle ormai sul viale del tramonto. Diciamo che Sanremo è ‘l’isola dei famosi’ della canzone.
Anche perché, parliamone, ce lo vedreste un Ligabue a Sanremo? Cosa ci va a fare? Giusto ad insegnare a Scanu e a Mengoni cosa vuol dire fare successo senza bisogno di comporre canzoni banali sull’amore per accaparrarsi qualche fan adolescente in più.
E un J-Ax a Sanremo? Ci andrebbe solo per pisciare su qualche fiore e ad insegnare qualche rima originale e ad effetto ai Modà.
Eppure c’è chi ancora lo segue. E non stiamo parlando di pensionate e casalinghe disperate ma di ragazze e donne ancora nel fior fiore della vita. E poi ci domandiamo perché l’Italia sta andando allo sfacelo…

mercoledì 11 febbraio 2015

Francesco Renga - tempo reale

Ci sono cantanti che seguo, trascinato dall’entusiasmo di certe loro canzoni passate e dalla speranza che l’autore possa realizzarne altre che diano lo stesso trasporto emotivo.
Per capirci, di Renga mi erano piaciute ‘dove il mondo non c’è più’, ‘sto già bene’ e ‘stavo seduto…’ (tutte tratte dall’album ‘Tracce’).
Confido sempre di trovare canzoni di pari (o superiore) livello ogni volta che ascolto un album nuovo.
So già che mi aspetteranno canzoni pucci-pucci amore-amore. Lo metto in conto. Ma spero sempre che ci sia qualche canzone che va fuori dalla carreggiata di musica per dodicenni alla prima cotta adolescenziale che cantano canzoncine d’ammmmore mentre disegnano cuori enormi sul quaderno.
Ma ultimamente resto deluso. Le canzoni che vanno al di là del pucci-pucci style si contano col contagocce (e se ci sono, non meritano un secondo ascolto).
Nell’ultimo album di Renga non c’è manco traccia di quel qualcosa in più che si distingue dalla massa.
Ora, posso capire una Giorgia, una Emma o un Antonacci che già li ascolti sapendo che poi dovrai correre in bagno a vomitare (chiariamo, nulla da dire sulle loro canzoni… Se fossi una dodicenne che sogna il principe azzurro che veste Armani e fa il tronista ad Uomini e Donne… Ma, da uomo allergico alle smancerie e al ‘Evviva l’amore’, cantanti del genere sono come l’insetticida per le zanzare).
Quindi, caro il mio Renga, continua a fare le tue canzoni piene di ‘Mi manchi tanto, sei lontano, mi spezza il cuore, torna presto, adesso però devo fare una rima cuore-amore’, però in mezzo mettici anche qualche canzone per noi maschietti. Che va bene che ai concerti fa un certo effetto vedere ragazze lanciarti reggiseni push-up e mutandine di pizzo (mai usate, perché l’igiene prima di tutto), ma sarebbe anche carino avere un po’ di pubblico maschile (che non ti lancerà certo completini intimi ma magari ti lancia una canna, un ingresso gratuito ad uno strip-club o il numero di telefono della propria sorella Miss Porcellina Lombarda 2015).

giovedì 29 gennaio 2015

Jovanotti - sabato



Ora, fermo restando che io seguo Jovanotti da decenni (praticamente siamo cresciuti insieme; ci scambiavamo i pannoloni all’asilo nido) e alcune sue canzoni mi hanno toccato in profondità (no, mentre le stavo ascoltando non stavo facendo il controllo della prostata) mentre altre le ho un po’ snobbate.
Che poi, naturale che di un artista piacciono solo alcune canzoni, a meno che uno non sia un invasato che apprezza per partito preso qualsiasi opera dell’autore. Anche se è più probabile che lo odi visceralmente piuttosto che amarlo a 360%.
Comunque, tornando a Lorenzo, ho letto pure un paio di suoi libri e devo ammettere che ha una gran testa; sarebbe un piacere ed un onore parlarci insieme.
È questo contrasto tra il Jovanotti-vecchio-saggio e il Lorenzo-è-qui-la-festa che mi spiazza.
Oddio, che poi a ben guardare ognuno di noi è pieno di sfaccettature emotive (vedi quelli che vanno a fare  volontariato alla Caritas e poi a casa molestano sessualmente il loro peluche). Mi stupisce semplicemente che è passato da un capolavoro di album come ‘L’albero’ agli ultimi album da ‘Yo Yo bella raga su le mani’.
Senza nulla togliere che, a prescindere dall’album, dietro c’è un lavoro ed un impegno non indifferente (come racconta nel libro ‘Viva tutto!’). Quindi massimo rispetto per il perfezionismo del cantautore e dei suoi musicisti.
Dico solo che è una di quelle canzoni che non capisco, che non mi fa battere il cuore. Confido comunque che quando uscirà l’album troverò un pezzo che mi conquisti come ‘La linea d’ombra’ o ‘Occhio non vede cuore non duole’.

lunedì 19 gennaio 2015

Biagio antonacci – l’amore comporta



Umh… Biagio Antonacci è il Twilight della musica italiana. Tradotto: può piacere solo alle ragazzine di 13 anni alla loro prima cotta adolescenziale.
È uno di quei cantanti che fonda il suo successo sulle canzoni d’ammmmore (quello melenso, che fa alzare la glicemia a livelli letali per il maschio medio).
Ora, io ascolto di tutto, anche quando so già cosa mi aspetta. Perché parto dal presupposto che in ogni album almeno una canzone si salva dall’accozzaglia di banalità, frasi fatte, strofe banali, temi già usati migliaia di volte.
Infatti, se proprio devo salvare una canzone di questo album è ‘Cado’; l’unica con un certo ritmo e soprattutto che parla di tutto fuorché dell’amore.
Tutte le altre… Non ci siamo. Da uomo posso dire: bocciato. È un riciclare di luoghi comuni sull’amore (che ormai lo fanno tutti, intendiamoci: è solo che fare tutto l’album così… E che palle!).
Che poi la musica è anche carina… Ma è come se ascoltassi, che so, una canzone degli Iron Maiden che è tutto un chitarra elettrica a manetta, batteria che spacca e grida del cantante e poi vai a leggere il testo ed è tutto un ‘Amore mio mi hai spezzato il cuore, torna presto da me che mi manchi tanti’. Dai, non si fa. No, no.

Peccato anche per un paio di canzoni che si concludono anche un testo e un cambio di ritmo che mi sono piaciuti assai. Ma è il prima, è tutto quel ‘Amore mio mi fai battere forte il cuoricino’ che fagocita il salto di qualità dell’ultimo minuto della canzone. È il pucci-pucci style che rovina tutto.
Concludendo: un album che piacerà sicuramente alle ragazze al loro primo amore (ma anche alle donne che vogliono credere, illuse, ancora al principe azzurro con i boccoli sul bel cavallo bianco che fa 100 Km senza neanche fermarsi una volta a scagazzare).
Per gli uomini: piuttosto ascoltatevi l’ultimo dello Zecchino D’oro: potrebbe darvi più soddisfazione.