domenica 31 maggio 2015

American sniper


Più di due ore per raccontare la vera storia di Chris Kyle, un tiratore scelto americano che ha partecipato alla guerra in Iraq e che ha ucciso più di 160 uomini.
Successo inaspettato al botteghino americano e non solo (in Italia ha guadagnato più di 18 milioni di euro), questo film ha ricevuto pareri opposti: chi lo considera un capolavoro  e chi l’ennesimo film ‘pro-americani quanto siamo fighi quanto siamo buoni’.
Se da una parte è interessante vedere cosa sia accaduto in quei luoghi, quanto stress e tensione ha vissuto il militare americano medio sempre in dubbio se vedrà il prossimo tramonto o meno, dall’altra si resta sempre perplessi su quanto sia realistico, e non di parte quello, che si racconta. Specialmente quando si parla di patriottismo e di ‘siamo sempre noi dalla parte della verità e della giustizia’. Perché si sa che si tende sempre ad omettere gli episodi scomodi quando si vuole rendere migliore una nazione (che è poi la dinamica in ogni cosa… Vedi ad esempio Mc Donald’s che fa la pubblicità del bambino che al ristorante viene un Big Mac… Ma favvanculo!!!! Ma che tu possa mangiarti il tuo benamato Mc per poi passare le successive due ore al cesso a defecare anche l’anima).
Essendo tratto da un romanzo autobiografico di Kyle, le incongruenze tra ciò che è accaduto e ciò che si vede nel film saltano subito all’occhio (anche solo il fatto che tutta la storia è incentrata su questo cecchino ‘nemico’ che ha dato del filo da torcere agli americani… Perché si sa, un nemico brutto e cattivo ci deve sempre essere in un film di ‘supereroi’).
Resta il fatto che, a mio parere, fare un film pro-America e pro-esercito americano è sempre già di per sé di parte. Sarebbe stato bello un confronto, ovvero la prospettiva di entrambi i cecchini, dove lo spettatore viene posto di fronte a chi è veramente il buono e il cattivo e da come a seconda della prospettiva cambiano i due ruoli (cosa che avviene solo in un momento, secondo me, quando ci si sofferma sul cecchino a casa propria, con sua moglie e figlio a seguito… Che è in fondo lo specchio di Kyle: prima di tutto un uomo con una famiglia e dei sentimenti).
Per il resto, il film si muove tra passato e futuro, tra il suo addestramento alla ‘full metal jacket’ e i suoi scontri  sul campo con sporadici ritorni alla sua vita di padre e di americano medio.
Per quanto Eastwood sia un buon regista e la trama possa piacere, resta comunque un film che parla di guerra, di (ingenue) idee sul bene e sul male (che abbindola il patriota medio quanto il cristiano dinnanzi all’apparizione della Madonna dentro una tazzina da caffè… Ovvero si può credere ad ogni cosa, anche alle più assurde (tipo che nel Parlamento italiano ci sono solo politici onesti che lavorano per il bene del popolo) pur di mantenere salde le proprie convinzioni infantili).
Ma parla anche di come la verità è quella propinata dai mass media. Proprio quest’ultimo punto cozza con il mio gusto personale di questo film. Perché sopra l’eroismo del militare medio (americano, italiano, egiziano, indiano, ecc ecc) c’è questa mia vocina che mi strilla in stereofonia nel cervello che in fondo i militari siano solo marionette guidate da chi veramente ha il potere, il quale oltre le dichiarazioni idealistiche e patriottiche nasconde ragioni puramente economiche.
Vedo i militari in guerra e penso a tanta carne da macello sacrificato per il Dio denaro. Questo mina più di ogni altra cosa il mio giudizio sul film.
Per il resto, l’ho trovato il classico film americano sulla guerra, dove i buoni a suon di frasi fatte e da sentimenti da salvatori del mondo vanno incontro alla morte spinti da ideali che lasciano il tempo che trovano.
Che poi, a ben guardare, si è fatta una storia su un cechino in Iraq. Ma alla fine se avessimo cambiato guerra, fazioni in conflitto e colore della pelle dei protagonisti non sarebbe cambiato nulla. In fondo, qui non si parla di guerra in Iraq ma delle tante, stupide, inutili, squallide, guerre che ogni giorno scoppiano e proseguono nel mondo.
Un film, in definitiva, che non entrerà nella mia raccolta. Era giusto vederlo e recensirlo, perché un film che ha fatto successo merita almeno un’occhiata. Ma resterà sempre uno dei tanti che mostra quanto la guerra sia il palese esempio di come ancora siamo primitivi, stupidi ed egocentrici. E adesso andiamo tutti da Mc Donald’s, che se un bambino dice che preferisce il Big Mac ad un piatto di pasta, allora vuol dire che gli hamburger di Mc sono il pranzo più nutriente del pianeta.

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