giovedì 21 maggio 2015

Autostop per l’Himalaya di Vikram Seth


Sotto il titolo spunta la frase:’Dalla Cina al Nepal, passando per il Tibet: un viaggio avventuroso e proibito’.
Il tutto promette bene.
Già… Promette promette e non mantiene. Un po’ come una donna in abito da sera con mega scollatura, gonna inguinale e un fare da tigre del materasso che poi a letto si dimostra più puritana di una suora di clausura ultraottantenne.
Infatti ci si aspetta veramente un viaggio avventuroso. Che so, banditi, rapimenti, episodi estremi, scontri fratricidi, pericoli di morte e imprese memorabili. Il tutto sullo sfondo poetico di un Tibet buddhista e una Cina misteriosa.
Poi si inizia a leggere e… In cento pagine il massimo dell’avventura è quando gli cade una valigia da un camion e un tipo gliela ruba.
Di proibito c’è l’odore delle proprie ascelle dopo giorni passati su un camion sotto il sole cocente.
Di autostop (nell’immaginario collettivo un continuo sballottarsi tra mezzi differenti con autisti variopinti ed eccentrici) c’è giusto un salire su un camion e farsi scarrozzare in giro.
Ma a parte questo, la storia è bella?
No.
È una semplice descrizione di quello che ha fatto il protagonista in un breve periodo della sua vita.
Certo, si narrano usi e costumi della Cina e del Tibet… Peccato che il libro è stato scritto nel 1983… Quindi anche l’aspettativa di capire come ragionano e vivono i cinesi/tibetani/nepalesi è ben presto delusa: credi veramente che la Cina di 30 anni fa sia la stessa di oggi? È un po’ come pensare che l’Italia anni ’80 sia quella del 2015: impensabile. Oggi fa più cagare è un altro mondo.
La storia è talmente descrittiva che perde di spessore, che non conquista, non attira.
È un susseguirsi di azioni/reazioni quasi meccanici e per lo più poco interessanti.
Ora, non è che ci si possa aspettare chissà cosa da un diario di viaggio… Ma, ad esempio, ho letto ‘Autostop con Buddha’ e quello l’ho trovato invece interessante e a tratti anche divertente (e alla fine l’esperienza era la stessa, ma in quest’ultimo caso l’autore faceva l’autostop in Giappone, percorrendolo da Sud a Nord, isole comprese).
Anche se ammetto che ‘Autostop per l’Himalaya’ ha qualche pezzo interessante: ad esempio quando parla di come i tibetani sono stati trattati dai cinesi dopo l’invasione, di alcuni accenni su certe pratiche orientali (per noi occidentali raccapriccianti, come appunto la ‘sepoltura’ dei morti rappresentata dalla vignetta) e su certi episodi che in effetti sono stati difficili da affrontare (ma nulla di lontanamente paragonabile a ciò che si potrebbe definire ‘viaggio avventuroso e proibito’. Al massimo è stato un viaggio sfigato). Ma sono solo eccezioni per un libro troppo descrittivo e piatto per i miei gusti.
Quindi vale il suo prezzo: 16.40euro? Manco per ‘u cazzo! Direi proprio di no.
Forse in versione economica a 5 euro ci può anche stare. E leggendolo in più trance. Quando proprio non hai nulla da leggere, la tv si è fulminata, la morosa ha le sue cose è in trasferta e sei rinchiuso in una grotta.
Altrimenti se tutte queste condizioni non sono presenti, anche se solo una di queste è assente, ha cercare di leggerlo tutto d’un fiato si ha ad un tratto l’impulso di gettarlo nel caminetto acceso per dare almeno un senso alla sua esistenza cartacea.

Ps
Per la cronaca: riguardo la vignetta, io di Nanni Moretti mi stavo riferendo al film ‘Habemus Papam’. Ho provato a guardarlo. Ho resistito venti minuti. Poi… ‘Du cojoni!

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