domenica 8 marzo 2015

John Constantine n.1

 

Oh, mio Dio che due palle!!!
Ragazzi, ma che noia di fumetto.
Premetto che io i fumetti li leggo a letto prima di andare a dormire, quindi capita che un fumetto lo leggo in due sere perché mi addormento nel mentre. Ci sta: la stanchezza lavorativa domina.
Ma Constantine l’ho letto in quattro, e dico QUATTRO, serate. Non per stanchezza ma solo ed esclusivamente per noia.
Che poi in sé la storia non è neanche malvagia. Non eccede in originalità e in colpi di scena ma qualche momento carino c’è.
Sono le didascalie che uccidono. Troppe, troppe, troppe.
Mi sta bene l’introspezione del protagonista, le sue seghe mentali, i suoi stati d’animo… Ma, per il Dio dei fumettari, un conto è dare spessore alla psiche di John e un conto è appesantire all’inverosimile la lettura. È come guardare un film con in sottofondo la morosa che continua a parlare e parlare e parlare (e tu ti chiedi ‘Ma chi me l’ha fatto fare di mettermi con sta qua?’. Poi le guardi la scollatura e ti torna in mente la ragione).
Avete presente una persona logorroica che ti racconta un episodio divertente ma lo imbastisce di così tante parole superflue che sfuma l’allegria e resta solo la noia? Ecco, trasportatela in un fumetto.
E meno male che l’albo è diviso in due storie… Ché se fosse stato solo la prima ‘Fame’ diluita in novanta e rotte pagine c’era da spararsi (non c’è neppure il numero di pagina sull’albo: forse per depistare il lettore che crede di aver letto un fumetto di 1200 pagine ma in realtà erano solo 10).
Ma avrà qualche pro sto fumetto? Sì, qualcuno ce l’ha (ma non lo salva comunque dalle didascalie assassine).
I disegni sono ottimi. Non ci sono retini o computer grafica: solo il buon vecchio carta ed inchiostro a manetta. Questo dà un impatto maggiore all’atmosfera che vuole trasmettere il fumetto (no, non di noia. Atmosfera di degrado, di cose occulte, di anime perse, di persone sopra le righe, di male che si annida ovunque). Ed è tutto molto realistico, molto crudo. Una società allo sbando, dedita alla violenza e alla sopraffazione del più debole. La realtà è questa. Punto.
Constantine è un mago fuori dai ranghi, atipico. È cinico, bastardo, insensibile, arrogante. E chi più ne ha più ne metta. È l’antitesi di qualsiasi idea una persona si sia fatta di un mago buono. E questo funziona bene. Funziona come personaggio perché non si sa mai come si comporterà in una situazione o con una persona. È spiazzante. E questo è il suo punto di forza.
Il suo punto più debole? Già lo sapete: le didascalie.
Tirando le somme. Se proprio volete leggerlo, vi do un consiglio: prestatelo ad un vostro amico (uno fidato) e fateglielo leggere con la promessa che lui cancelli con un pennarello nero pece indelebile tutte le didascalie inutili, superflue, fuori luogo e pesanti. Certo, vi resterà un albo con il 90% delle pagine cancellate, ma almeno ciò che vi resta sarà un albo godibile. Parola di lupetto.

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