mercoledì 14 gennaio 2015

orfani: ringo n.3



Assodato che Recchioni è un grande (e non intendo perché di statura è alto) e che Orfani è una gran serie a fumetti (vale i suoi 4.50 euro ad albo, alla faccia della crisi totale-globale), questo albo rientra tra il ‘nulla da dire a riguardo’.
Azioni, frasi d’effetto, colpi di scena, un po’ di eros che fa ingrifare il teenager medio (noi ‘vecchi’ avevamo l’incantevole Creamy come sogno erotico. I giovani di oggi avranno Rosa?) ma soprattutto un continuo rimando al difficile rapporto tra genitore e figlio.
Senza contare che una domanda sorge spontanea (e Recchioni in questo albo risponde mettendola sul ridere): ma il figlio di Ringo è potenziato come il padre? Le capacità si trasmettono da padre a figlio? Oppure salta una generazione, quindi padre figo= figlio mezza-pugnetta?
Bella l’idea di ambientare questo albo a Roma. Una Roma però dove il degrado regna sovrano, dove la sporcizia e il pericolo sono ovunque, dove non passa uno spazzino manco a pagare oro.

 


La perla, secondo me, è quando arrivano in Vaticano e non sanno che posto sia o chi ci abita. Ma non è neppure così importante saperlo. E secondo me, chi ha orecchie per intendere…
Senza contare come si comporta la Signora a capo del Vaticano. Metafora della Chiesa attuale o casualità narrativa? Ai posteri l’ardua sentenza…
Si lascia leggere questo albo come tutti gli altri. Fluisce che è un piacere e non fa calare l’attenzione neppure per un istante.
Mi stupisco ogni volta di come uno sceneggiatore che è anche curatore di Dylan Dog riesca a fare tutte queste cose insieme. E farle pure bene.

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