mercoledì 10 giugno 2015

'Benvenuti ad Altrove' di Gabrielle Zevin


La trama è molto semplice: una ragazza viene investita e muore. Si ritrova su una nave in stile love-boat ma senza love dato che sono per lo più vecchi bacucchi. Il capitano-Caronte conduce la nave fino ad Altrove, un copia-incolla della terra ma con alcune peculiarità: non si può morire ma solo ferirsi (e anche in questo caso, si guarisce velocemente) e soprattutto non si invecchia ma si ringiovanisce fino a che, raggiunti i sette giorni ‘dalla nascita’ si torna sul Terra.
Dopo i primi tumulti da adolescente che non può più fare del sano sesso adolescenziale godersi i piaceri della sua giovane vita, la ragazza s’inserisce nel nuovo mondo.
Che dire di questo romanzo: è un libro leggero, quindi la filosofia e teologia che sta dietro al ‘cosa accade dopo la morte’ viene solo toccata di profilo. Di Dio se ne fa solo un accenno (forse l’autrice ha paura di qualche attentato dal bigotto estremista di turno). Ciò nonostante qualche interessante introspezione della protagonista fa riflettere.
In più, alcune piccole trovate non mi sono dispiaciute. In primis il discorso che si ringiovanisce con l’andare avanti del tempo, ritrovandosi in situazioni all’apparenza paradossali (ad esempio, un padre ormai adolescente che gioca con il figlio adolescente). O il fatto che non si lavora per guadagnare soldi (che qui hanno poco valore) ma per fare ciò che si desidera veramente, in quanto non c’è neppure la paura di mettere da parte i soldi per la vecchiaia o per una futura maternità (perché non si possono avere figli da morti, ovviamente). O che si può parlare con gli animali perché bisogna istruire anche loro sul luogo dove si trovano adesso. O che, a voler osservare cosa succede sulla terra ci si può imbattere anche nei propri genitori che fanno sesso selvaggio da tori ingrifati l’amore con quella tenerezza che si aspetta da due genitori (che poi parliamone: non è bello immaginarsi osservati da parenti morti (genitori, nonni, zii, ex moglie) i quali vi danno i voti con i cartelli in stile Miss Italia anni ’30 mentre voi fate le cose da zozzoni, tipo masturbarvi guardando un documentario sull’accoppiamento dei bisonti o essere a pecorella mentre il moroso vi dà delle belle sculacciate…).
È un libro sì leggero, da spiaggia, ma non per questo meno piacevole o scontato in quanto l’autrice imbastisce un mondo con delle regole rigide, con delle trovate tutto sommato originali e una trama che a suo modo è coerente con il modo di pensare di una teenager (a cui mancano gli amici e i genitori e per questo vuole mettersi in contatto con loro, andando suo malgrado a finire nei guai…).
Certo, non è un best seller, non è un capolavoro di narrativa ne uno di quei libri che vi farà piangere a iosa. Ma più volte ci si ferma a riflettere su cosa può accadere dopo, quali sono i rimpianti che ne conseguono, quanta nostalgia si prova per la vecchia vita e quante cose della nostra terra (accumulare ricchezza e prestigio) siano in realtà poca cosa rispetto a ciò che conta veramente nella vita.
Un libro, insomma, che trattato in un modo più profondo, spirituale e onirico sarebbe stato una bomba per alcuni ma al tempo stesso indigesto ed incomprensibile o troppo complesso ai più. Ma essendo un libro alla portata di tutto e poco impegnativo fa passare delle piacevoli serate di lettura con quella leggerezza che si addice ad una storia con protagonista una ragazza. Poi se uno ci vuole mettere anche qualche riflesione personale, qualche introspezione più profonda riguardo al tema trattato, no problem. Altrimenti amici come prima.
Un’avvertenza: è un romanzo per uomini/ragazzi? Tendenzialmente no. A me l’hanno regalato e di conseguenza me lo sono letto ma in effetti a parte qualche spunto carino sull’aldilà resta un libro per ragazzine, scritto sostanzialmente per loro (con tanto di ‘innamoramento romantic-mieloso’, con lieto fine da ‘vissero tutti felici e contenti nella casa del Mulino Bianco’ e personaggi buoni e sdolcinati quanto un gelato al miele).

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