martedì 17 novembre 2015

Fury


Per quanto non mi piacciano un granché i film di guerra (mi rimandano sempre alla conclusione che l’uomo è proprio un essere stupido) ciò non toglie che li guardo perché anche in essi trovo qualche spunto di riflessione interessante.
Comunque, parliamo di Fury, film incentrato su un carrarmato e i suoi occupanti, in giro per la Germania nella seconda guerra mondiale.
Ci sono i classici cliché caratteriali dei personaggi: quello cagasotto, il capo figo autoritario ma sensibile e i soldati ‘capatonda’ che pensano solo a scopare superficiali e rissaioli. E poi c’è la guerra, con il suo odio, la sua violenza gratuita e la sua insensatezza.
Il carrarmato è solo un escamotage per raccontare la guerra da una prospettiva inusuale (e per mostrarci la spettacolarità di certi scontri, dove ovviamente l’americano figo e cazzuto ne esce vincente). Si alternano così momenti di azione seguiti da istanti di calma apparente (vedi il ‘pranzo’ nel villaggio).
In film parte bene e continua meglio, con scene che riportano alla crudeltà della guerra e fanno assaporare l’amaro sapore di come ci si deve sentire a viverla, ad esserci dentro.
Il film merita di essere guardato soffermandosi sull’assurdità di ogni conflitto passato, presente e futuro, e su come questo lascia tracce indelebili in chi l’ha vissuto.
Peccato che si concluda il tutto con la solita puttanamericanata in stile Mission Impossibile. Lo scontro finale  è esagerato e paradossale, cozzando così con il resto del film iper-realistico, e gli americani fanno come al solito la figura dei supereroi che, con uno stuzzicadenti, una limetta per le unghie e ballando la mazurca con i polsi legati, sgominano i nemici.
E concludo aprendo una parentesi: ma c’era proprio bisogno di mostrare Brad Pitt a petto nudo? Voglio dire, era funzionale alla storia quella scena? O forse è stata messa solo per far sbavare le ragazze/donne in sala? Sì, lo so, brutta bestia l’invidia J

Nessun commento:

Posta un commento