giovedì 3 dicembre 2015

'Il codice da Vinci' di Dan Brown


Se n’è parlato tanto, pure troppo, in questi anni.
Io l’ho letto tipo sette anni fa e, per ragioni non importanti da riportare, l’ho riletto ultimamente.
Faccio solo due appunti veloci.
-Tanto di cappello a Dan Brown come ha imbastito tutto il thriller che ci sta dietro, con indovinelli su indovinelli, con piste che sembrano sensate e poi invece sono fuorvianti, con colpi di scena in rapida successione in stile fumetto americano. Anche se è scritto in modo approssimativo (scrive bene ma non eccede. Però diciamo che per un libro del genere ci può anche stare: non credo che l’autore punti a vincere il premio Nobel per la letteratura).
-Avendo letto tanti libri (storici) sull’argomento Gesù posso asserire che l’autore non è un pirla si è informato approfonditamente sull’argomento. Voglio dire, si è documentato a 360% per quanto riguarda la religione cristiana e le sue mille sfaccettature oscure. Tanto di cappello a Dan che è riuscito a mettere decine (se non centinaia) di elementi provocatori (ma non per questo meno storici e realistici) nel suo romanzo mettendo al tempo stesso la punce nell’orecchio a chi ha creduto per partito preso a tutto senza porsi domande e a chi di domande se ne è fatte ma ha ricevuto solo domande approssimative dai sacerdoti.
Un libro, insomma, che tutti dovrebbero leggere con attenzione, ma con quell’attenzione di chi ammette che forse perché tanti credono in qualcosa non significa necessariamente che sia vera e che dietro una finta verità se ne nasconde una ben più sconvolgente e realistica.

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